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TAKE THE CHANCE!

Immagine del redattore: Coffee TalksCoffee Talks

La resilienza è la capacità di adattarsi al cambiamento, di affrontare in maniera positiva gli eventi avversi ed inaspettati “rigirandoli” a proprio vantaggio. E l’Italia, in questo momento, ne sta dando lezione a tutto il mondo.


La ben nota azienda dell’Amaro Ramazzotti produce ora gel antibatterico per gli addetti ai lavori, Giorgio Armani converte tutte le sue linee per il confezionamento di maschere e camici monouso per il personale sanitario, Ferrari passa dai motori ai ventilatori e dispositivi medici… Chi più, chi meno, imprese storiche o neo-costituite stanno cambiando il loro core business per la produzione di materiale di prima necessità.


Che sia una strategia di marketing, la straordinaria capacità di visione nel medio lungo periodo o semplice solidarietà, diverse imprese italiane si stanno reinventando. Completamente. E lo stanno facendo in tempi brevissimi. Si tratta per la maggior parte di imprese che hanno fatto Storia (e che ancora la continueranno a fare!), formate da persone competenti e preparate che hanno avuto l’intuizione di pensare fuori dagli schemi per 5 minuti, di provare ad immaginare gli scenari futuri che si andranno a delineare e, soprattutto, hanno avuto voglia di rimettersi in gioco, di rischiare.


Molte volte si sono sollevate critiche all’Italia, per la sua “staticità”, per avere un tessuto industriale poco dinamico (grazie anche alla burocrazia!), troppo legato ancora ai modelli industriali del boom economico degli anni ’60. Fatte salve alcune eccezioni, la propensione al cambiamento è ancora troppo vincolata da limiti fisici e mentali. Soprattutto questi ultimi: mutare, trasformarsi, mettersi in gioco… non sono qualità che tutti possono indossare. Le imprese non osano, non sperimentano. E’ troppo rischioso: c’è poca protezione in caso di fallimento e, ovviamente, i fondi scarseggiano abbondantemente.


Se non sono serviti i periodi di recessione precedenti, con il corona virus siamo stati messi una volta per tutte spalle al muro di fronte alle nostre debolezze e limitazioni. Non si può più temporeggiare, fare finta che ci possano essere altre vie, aspettare il momento giusto. Il cambiamento è ora. DEVE essere ora. Il problema deve essere affrontato: non è più possibile tergiversare. Il corona virus ci ha sbattuto in faccia le nostre insicurezze e (diciamocela tutta!) anche alle nostre incapacità. Ma ci sta facendo anche vedere (per chi vuole aprire gli occhi!) quali sono le qualità migliori che possediamo, cosa si sa veramente fare, la propria inventiva e voglia di migliorarsi. Se le passate crisi economiche erano riuscite a stimolare pochi, l’emergenza globale che stiamo affrontando non ci permette più di chiudere gli occhi davanti alla realtà: il tessuto industriale italiano deve necessariamente cambiare. La mentalità degli imprenditori deve cambiare. E ora qualcuno lo sta facendo più che mai, spinto dalla morsa del tempo, dell’emergenza, dell’urgenza. Non c’è tanto tempo per piani strategici futuri; si vive il momento: adesso serve questo, domani chissà.


Ed è qua che entra in gioco il potenziale delle imprese, o, meglio, le capacità personale di ogni suo collaboratore, la sua preparazione, la sua unica genialità, le sue “doti nascoste” e si, anche quelle che impiega, magari, in altri campi. E’ ora più che mai che il singolo lavoratore deve essere in grado di pensare a quale contributo può dare e i vari leader comprendere ed accettare possibili nuovi scenari di business, senza sentirsi scavalcati o minacciati nei loro piani o dal lavoro aggiuntivo. Tutta la squadra deve essere in grado di intuire ed accettare le necessità di evoluzione e come meglio apportare valore.


Saper guardare oltre, trovare soluzioni concrete e sostenibili a problemi pressanti. Serve, ora, l’intuizione del singolo e lo spirito di squadra per poterla cavalcare, nel modo giusto e in maniera proficua per tutti gli attori economici coinvolti. E serve soprattutto il coraggio. Quello di fare un passo mai fatto prima.


Il futuro è incerto, ma una cosa è sicura: il cambiamento ci sarà sempre. Sta alle imprese scegliere se condurlo o inseguirlo.






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