Il nuovo millennio ha aiutato ad affermare e consolidare nuovi modi di lavorare. Le relazioni all'interno delle organizzazioni hanno lasciato spazio a nuove figure lavorative e ripartizioni differenti di responsabilità; le catene di comando si sono spezzate a favore di una più equa collaborazione tra le persone, favorendo la valorizzazione delle capacità e attitudini personali.
Questo scenario libero da vincoli e restrizioni formali è voluto per favorire la circolazione di idee e l'impostazione di progetti che esulano dallo stile classico.
I ragionamenti liberi e poco convenzionali portano spesso a soluzioni inattese, risposte che non sembrano di primo acchito combaciare con le domande poste. E, di fatto, spesso è così: la specialità delle nuove e dinamiche aziende, soprattutto quelle innovative e creative, è proprio quella di applicare soluzioni nate e utilizzate originariamente per altri ambienti.
Una delle risposte a queste nuove esigenze viene data dal Design thinking, un metodo per la risoluzione dei problemi che fornisce un approccio basato sulle soluzioni.
Nato e diffuso inizialmente nel campo dell'innovazione, il design thinking si orienta fortemente sulle soluzioni centrate sull'uomo, sulla comprensione delle motivazioni dei clienti e sull'empatia verso di essi, le loro necessità e problemi. E’ un processo non lineare, focalizzato sulla consegna dei risultati, piuttosto che su una precisa definizione del problema.
Grazie alla sua natura, è considerato l’approccio ideale per affrontare problemi complessi che mettono al centro gli utenti e i loro bisogni.
Esistono 2 metodologie di pensiero opposte che definiscono questa tecnica:
il pensiero divergente si riferisce alla produzione di quante più soluzioni possibili per un determinato problema. Solitamente è l’approccio impiegato durante la fase di ideazione, in cui si cerca di sviluppare un'ampia rosa di possibilità per soddisfare le richieste e individuare la soluzione migliore.
il pensiero convergente, che consiste nel trovare la migliore soluzione per un determinato problema.
La scelta di adottare un approccio design thinking è significativo non solo per individuare la soluzione migliore a problemi complessi, ma si rivela particolarmente adatto a individuare problematicità che i clienti potrebbero riscontrare. Un tale modo di pensare, infatti, riduce al minimo il rischio di incertezza e fallimento, coinvolgendo i potenziali clienti già nelle prime fasi del processo. Di fatto, uno degli aspetti caratteristici di questa metodologia di lavoro consiste proprio nel richiedere una continua comunicazione tra i vari soggetti coinvolti (sviluppatori, committenti, user finali...), al fine di assicurarsi che ogni aspetto della soluzione sia indirizzato alla soddisfazione dei bisogni effettivi. Ottenere feedback rapidi e mantenere un confronto sostenuto con gli attori permette di individuare la soluzione ideale, affinando il prodotto/servizio lungo il processo di realizzazione. Piccole e frequenti migliorie in corso d'opera, senza dover attendere il prodotto finito per operare modifiche e rettifiche.
Il design thinking si basa sulla collaborazione tra vari soggetti e si rivela, pertanto, anche un’ottima cornice di lavoro per sintetizzare le competenze collettive e sviluppare una soluzione solida e realistica per qualsiasi problema. Inoltre, promuovendo l'uso di team multidisciplinari, in grado di mettere in campo competenze, esperienze e visioni diverse, si è pressoché sicuri che le soluzioni proposte siano frutto di un'analisi profonda e viscerale di più scenari possibili e che siano state prese in considerazione le esigenze dei vari attori, fornendo così una soluzione completa ed efficace, nonché ottimale, frutto di un’attenta e viscerale analisi del problema, delle necessità e della situazione.
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