Vedere i propri obiettivi non raggiunti, osservare le reazioni contrariate che riceviamo quando diciamo o proponiamo qualcosa, clienti che se ne vanno… mettono in luce le nostre debolezze, le nostre incapacità ed insicurezze, le nostre abilità che non sono ancora state del tutto raffinate, smussate e resi efficaci per riuscire nel mondo del lavoro (e della vita normale).
A nessuno fa piacere fare la figura del cioccolatino o passare per un incapace; odiamo chi ce lo fa notare, soprattutto se quell’ accusatore siamo noi stessi.
Si perché noi siamo i giudici più severi per la nostra vita, per quello che proviamo; magari davanti agli altri possiamo mentire ma sapremo sempre quale sia la verità ed ammettere le sconfitte non è per nulla facile.
Che cosa si può fare allora? Nulla. Prendere atto di quanto successo, cercare di capire perché abbiamo reagito in un determinato modo e dove esattamente si colloca il nostro errore, per non ripeterlo più in futuro.
E, soprattutto, imparare ad accettare che non siamo perfetti: l’esperienza non è data dalle conoscenze, ma da un insieme di sbagli e tentativi. Dobbiamo solo riprovarci e sperare di riuscire ad essere meno stolti.
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