PRECISIONE E PROCESSI INNOVATIVI
- Coffee Talks
- 22 set 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 27 mar 2021
C’è una grande contraddizione nel modo di lavorare di oggi.
Mentre cresce la necessità di digitalizzare interi processi per rendere più fluide le operazioni aziendali e armonizzare i dati, sorge l’esigenza di confrontarsi con un mondo fisico, operativo che si dirige sempre più verso la produzione affrettata e approssimativa. La concorrenza crescente, diversificata, i cambiamenti veloci non solo spingono verso aggiornamenti rapidi e costanti, ma danno spesso spazio anche a realizzazioni a volte un po’ affrettate, forse approssimative, per rimanere nei termini stabiliti o garantire più incarichi nello stesso tempo (e le scarse risorse economiche abbracciano totalmente questo trend).
Come si può, quindi, far combaciare la necessità di precisione e cura, con un’impostazione di vita e di lavoro che tende a favorire le approssimazioni alle lavorazioni studiate e ricontrollate?
Siamo tutti d'accordo che uno degli aspetti della digitalizzazione sarebbe quello di velocizzare i processi, non rallentarli. Ciò non toglie che questo beneficio di medio lungo periodo necessiti di una certa attività di avviamento, che richiede tempo e, perché funzioni bene, anche cura e precisione. Avere dati approssimativi, imprecisi o mancanti non favorisce il processo di digitalizzazione e comprensione dei fenomeni.
Per fare un esempio, in una recente analisi a posteriori della situazione Covid, veniva evidenziato il fatto che alcune ASL avevano registrato già da novembre 2019 un aumento significativo di esami medici volti a verificare la presenza di bronchiti e polmoniti, in alcuni casi di gran lunga superiori alle percentuali medie degli anni passati. C’è da chiedersi se non avrebbe potuto andare diversamente se queste informazioni fossero state complete e rese disponibili in tempi utili (i dati sono solo di alcuni ospedali e non si sa veramente quante siano state le medicine o le analisi prescritte per “sospette polmoniti”). La precisione e la costanza con la quale vengono rilevati dati specifici è la chiave per una digitalizzazione di successo.
In un mondo però dove la precisione è vista come un handicap (non la precisione ossessiva, ma svolgere il proprio lavoro in modo curato, serio e professionale) come possono avanzare processi innovativi funzionali, dove l'accuratezza gioca un ruolo fondamentale?
Sebbene l’intelligenza artificiale e il machine learning abbiano fatto passi da gigante negli ultimi anni, c’è ancora una parte d’informazione che richiede l'intervento umano (fosse anche il solo accendere e spegnere i device). La tendenza a lavori approssimativi e rattoppi può forse “salvarci” nel breve periodo, ma col passare del tempo ci chiamerà a dover prendere alcune decisioni. Se pensiamo, ad esempio, a un abito cucito male che si sfila, a un meccanico che mentre effettua una revisione non controlla i freni perché di fretta, a un architetto che sbaglia a prendere le misure… Quanto verrà a costare la nostra imprecisione? Cosa ci riporterà in termini di ritorno d’immagine?
La pignoleria è una seccatura, anche per chi la esercita. Ma non può essere esclusa dai processi d’innovazione.

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