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PAROLE, PAROLE, PAROLE

  • Immagine del redattore: Coffee Talks
    Coffee Talks
  • 1 mag 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Vi è mai capitato di partecipare a una riunione o a una presentazione dove l’uso di termini stranieri o nuove coniazioni costituivano il leit motiv della comunicazione? E ricordate come è andata a finire?

Ronf, ronf, ronf!

Esatto! Siete usciti da quella stanza con un grande mal di testa, compreso per metà quanto detto e con molti interrogativi che vi vergognate a indagare ulteriormente, se non in forma privata.


I colloqui di lavoro sono anch'essi teatro di gerghi ricercati e parole o frasi straniere per cercare di darsi un tono e convincere che si sa quello che si fa, insomma: fare colpo! Ma lo fanno veramente?



Usare tali parole ed espressioni in maniera corretta far risaltare il nostro livello di conoscenza dell’argomento e in determinati contesti, come quello accademico, è quasi indispensabile servirsene (e non solo per “marcare il territorio” sottolineando il fatto che ve ne intendete). In altri ambiti, di fronte ad un pubblico differente, è invece sicuramente fuori luogo: rende le conversazioni pesanti e ci viene attaccata l’etichetta di saccente in cerca di lodi.

Come per tutte le cose, un po’ va bene ma attenti a non esagerare!


Per quel che mi riguarda, a me piace parlare chiaro, di modo che i nostri interlocutori possano essere messi nella posizione di comprendere ciò che stiamo dicendo (evitando, così, anche l’imbarazzo di chiedere spiegazioni!).


Scegliere di parlare in modo ricercato rischia di sollevare un sentimento di scarsa fiducia nelle persone; comunicare, invece, con parole chiare e comprensibili permette di far arrivare a più persone il messaggio.

Ammesso che sia questo l’obiettivo che stiamo perseguendo.

L’uso di parole complicate e frasi contorte, infatti, può toglierci da situazioni in cui non siamo disposti ad essere chiari o farci capire (basta guardare i politici o gli abili venditori-imbonitori!).

Per fortuna, almeno da questo punto di vista, le nuove generazioni, quella dai Millenials in sù, sono ben consapevoli dei trucchi del marketing per vendere e stanno bene attenti agli input che ricevono, prediligendo il consiglio di un amico sulla funzionalità di un prodotto a slogan e ADV intrisi di falsità, facilmente smontabili e verificabili.


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Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto non viene aggiornato con alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n°62 del 07.03.2001

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