Impossibile non notare che da qualche settimana Google ha operato un restyling delle icone dei suoi servizi principali. L’idea più plausibile che sembra esserci dietro questa operazione è che sia un tentativo di uniformare e rafforzare la corporate identity del colosso di Mountain View.
E fin qui non sembrerebbe esserci nulla di strano: agire sui singoli prodotti offerti per adattarli alla propria corporate identity è un’azione di comunicazione da manuale. Ma allora perchè questa mossa fa discutere?
L’attività di restyling ha agito principalmente su colori e forme delle icone classiche, destando enorme confusione e, conseguentemente, insoddisfazione.
Svista o trovata geniale?
La società non si è ancora espressa sul motivo di questa scelta e gli utenti non sanno decidersi. La tendenza di pensiero della maggior parte di internauti è che questi ritocchini non sembrano funzionare.
Le critiche che gli user sollevano si riferiscono principalmente a due cose:
lo stile multi-color;
la difficile individuazione dei servizi specifici.
Andiamo con ordine.
I colori del logo di Google sono blu, rosso, verde e giallo. La società ha, quindi, deciso di utilizzare queste tinte tutte insieme per personalizzare le icone di OGNI servizio offerto, o, almeno, per quelli principali.
Siamo tutti d’accordo della forza d’impatto iniziale di un logo multi-color, ma sappiamo anche che questa scelta comporta dei setback non trascurabili. Prima di tutto questi tipi di logo funzionano principalmente solo su sfondo bianco e qualche volta anche su sfondo nero. E’, infatti, difficile individuare altre nuance che mettano in risalto il logo, senza sfavorire almeno una delle tinte che lo compongono. In questo caso, toccando principalmente i colori primari vengono penalizzate un po’ tutte le sfumature, eccetto, quindi, il bianco e il nero. Secondo: dopo un po’ questa palette stanca. Una comunicazione “arlecchino” funziona bene per un periodo breve, dopo di che è necessaria una declinazione della stessa.
Come dicevamo, l’aspetto grafico delle nuove icone non è solo uniforme nei colori, ma lo è anche nelle forme, rendendo ancora più difficile (e qui arriviamo al secondo problema!) l’individuazione del servizio desiderato. Avete visto quanto sono simili le icone di Google Calendar e Google Meet?
Se consideriamo un solo servizio alla volta, l’azione di restyling non è tanto male, anzi, mette quasi allegria. Minimal, efficace. Ma se consideriamo che nella sola Suite di Google sono presenti più prodotti, uno accanto all’altro, va da sè che più icone simili, vicine siano controproducenti.
Un atto voluto? Non si sa ancora.
C’è chi è a favore della scelta di uniformare in tutto e per tutto la corporate identity; c’è chi sostiene che sia stata una scelta per portare gli utenti involontariamente a conoscenza degli altri servizi di Google e, magari, farli provare “per sbaglio”; c’è chi pensa che sia una raccolta dati sull’utenza del prodotto e chi sostiene che abbiano tagliato fondi al reparto design e comunicazione.
Fatto sta che la nuova scelta sembra creare abbastanza confusione: voglio aprire Google Drive ma clicco su Google Ads.
Attraverso questa modalità, le app rischiano di non riuscire a distinguersi l’una dall’altra, che è proprio contrario alla funzione principale delle icone: distinguere i vari servizi a colpo d’occhio, facilitare la user experience. Ai nostri occhi appare solo un’enorme chiazza di colori e perdiamo interesse nel conoscere altri servizi.
Se fossimo d’accordo con l’ipotesi di una omogeneità nella corporate communication, potremmo affermare che alcuni prodotti Google, come Gmail, godono già di una loro riconoscibilità e reputazione sul mercato: renderli meno riconoscibili potrebbe forse essere persino controproducente.
Secondo: l’uniformità e il senso di appartenenza può essere implementato efficacemente an-
che in altri modi, come Adobe, ad esempio, che per i suoi servizi utilizza lo stesso stile ma i colori sono differenti.
Consistency e Memorability sono due caratteristiche che ogni icona dovrebbe rispecchiare: la coerenza, una comunicazione univoca nel suo significato (in questo caso l’appartenenza a un determinato gruppo!) e la loro memorabilità. E in un certo modo l’hanno ottenuta.
Certamente non sono novellini del mestiere: se hanno optato per questa scelta strategica avranno valutato approfonditamente pro e contro. Il vero motivo per il quale sia stato fatto non ci è dato saperlo, almeno per il momento.
Forse in questo modo funzionerà meglio la riconoscibilità delle icone con i device in modalità dark. Forse il loro intento è creare una community. Chissà. Però ci manca quell’iconcina rossa e bianca che individuavamo subito a colpo d’occhio sullo sfondo blu del nostro cellulare.
Comments