Se dire di no ci risulta difficile, dire di si e agire di controvoglia può essere ancora più problematico. E non solo perché manca la motivazione a fare. Sto parlando di quelle “cose” che devono essere fatte (o, almeno, così tendono a farcele apparire) ma non ne abbiamo la minima voglia e per di più sappiamo essere anche controproducenti.
Di fronte a queste situazioni urliamo il nostro NO…nella nostra mente ma con la bocca diciamo Sì, VOLENTIERI! perché sappiamo che non fare potrebbe causarci problemi. Mi spiego meglio: rifiutandoci di agire in un determinato modo, si rischia di andare incontro a delle brutte conseguenze (no, non siamo in una scena de Il padrino) che quasi sempre si spiegano in riduzione di fondi o di sostegno, esclusione, mala reputazione, mancata promozione... In una società come quella attuale, in un sistema dove ogni elemento è interconnesso, è necessario mediare, “cedere” e “concedere”, lasciando correre su alcune cose. Ed è allora che ci si trova inguaiati. Quando ci si ritrova a dover fare qualcosa contro la propria volontà.
Io, personalmente, non simpatizzo particolarmente per la mediazione, preferendo l'indipendenza ai “ricatti”, ma mi rendo conto, purtroppo, che questa è una strada che non sempre si può intraprendere. E’ un percorso difficile che solo pochi hanno il coraggio di seguire perché comporta uno sforzo maggiore, una ricerca di canali alternativi e ci si trova a dover affrontare alcune conseguenze non sempre favorevoli. E si sa che ognuno di noi cerca di avere meno problemi nella vita: perché crearseli se si possono evitare?
Sempre parlando in prima persona, io tenterei prima la strada del temporeggiare (devo consultare l’agenda, è necessario che mi confronti con i miei superiori, verificare i fondi, non è il giusto periodo di tempo...). Così facendo ho abbastanza tempo per pensare a mente lucida e visualizzare lo scenario futuro: quali possano essere le alternative? A quali conseguenze vado incontro? Come riduco eventuali danni?
Alla fine, una volta analizzata la situazione, tenterei di illustrare alla controparte alcune soluzioni alternative (o delle scuse che possano reggere per un non accoglimento della richiesta avanzata).
Se poi qualunque sforzo si facesse risultasse impossibile dire di no, togliere le castagne dal fuoco subito sarebbe il mio passo successivo, per non pensarci più e tornare a dedicare energie alle mie priorità. Ovviamente agendo comunque in maniera efficiente e seria, cercando di prevenire, o, almeno, circoscrivere i danni (la mala reputazione, il sovraccarico di lavoro, la riprogrammazione degli incontri...). E come si fa? Occorre cercare di capire quale possa essere lo scenario futuro collegato alle nostre scelte ed azioni: studiare le persone che potrebbero esservi coinvolte, la consequenzialità temporale degli eventi, le risorse richieste…
E’ risaputo che le cose che meno piacciono tendono ad essere rimandate, come se spostandole in fondo alla lista, lontano dagli occhi o dal cervello, si sperasse in un auto-risoluzione. E forse alcune volte succede. Ma è raro. Anzi, più non le si vuole fare e più sembra prendano forma. Se, quindi, in tutto questo tempo non si è riusciti a far ragionare la controparte o trovare una scappatoia accessibile, allora è meglio passare alla strategia via il dente, via il dolore! Agire subito permette anche di pensare a chi si può coinvolgere nell’attività e come. Partendo in anticipo si può ricorrere anche al trucco di attività parallele, messe in atto con in mero scopo di sostenere, giustificare o mitigare un determinato evento o progetto che esula gli schemi abituali, attenuando una situazione che a prima vista sembra dannosa, vincolante o gravosa.
La vita riserva sempre delle sorprese e niente (anche se studiato nei minimi dettagli!) va perfettamente come dovrebbe andare, ma più si è tutelati e più si riesce a fare fronte a eventuali imprevisti, specialmente quelli derivanti da situazioni di cui avremmo fatto volentieri a meno.
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