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DINAMICHE AZIENDALI E DISPONIBILITA'

Immagine del redattore: Coffee TalksCoffee Talks

Abbiamo già parlato più volte della centralità dei lavoratori nel successo di un’azienda e l’importanza di mantenere una capacità relazionale e comunicativa efficiente. La collaborazione e l’aiuto reciproco sono la chiave vincente in molti settori.

Non esistono, però, delle regole fisse o un modus operandi efficace per garantire risultati ottimali: tutto dipende dalle persone, dal loro vissuto e competenze.

Nonostante ogni individuo sia unico e irripetibile, è possibile tuttavia individuare alcune macro-categorie di persone in base alla loro capacità di influenzare le dinamiche aziendali interne. Tale suddivisione si basa principalmente sull’ impegno e sul comportamento verso gli altri.

Secondo Adam Grant, infatti, considerando questi requisiti esistono 4 tipologie di colleghi:

- TAKERS: sono i colleghi che pensano principalmente a sé stessi e ai loro interessi; se i loro obiettivi vengono minacciati, possono anche danneggiare altri collaboratori;

- MATCHERS: si tratta di quei collaboratori che fanno dei favori solo se ne ricevono in cambio. Il loro altruismo è legato a un regime di reciprocità;

- SELF PROTECTIVE GIVERS: sono generosi ma conoscono il loro limiti; invece di dire sempre cercano di raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo, proteggendo sé stessi e le proprie energie;

- SELFLESS GIVERS: alta considerazione degli altri e poco di sé stessi. Sono molto vulnerabili, soprattutto nei confronti dei TAKERS.

(Adam Grant, “Give and Take” 2013)

Rilevare la tipologia di colleghi con il quale abbiamo a che fare non ci aiuta solo a comprendere le dinamiche aziendali (e, magari, a sfruttarle a nostro vantaggio) ma permette anche rilevare i soggetti adatti per ogni specifica situazione. Conoscere con chi abbiamo a che fare ci permette di capire su chi possiamo fare affidamento, per che cosa, in che modo e quindi, eventualmente, cercare di prevenire sfortunate conseguenze (soprattutto delle legate alla sfera emozionale).

E’ interessante notare come dalla lista stilata da Grant appare evidente che i givers siano i soggetti più “a rischio” in molte situazioni. Di fatto, questa categoria è più propensa al bourn-out per via dell’effettivo carico che si fanno dei propri e altrui problemi, complicazioni che possono avere risvolti negativi anche nella loro vita privata. Essendo sovraccaricati, i givers possono correre il rischio di non fare bene neanche il loro (stretto) lavoro e quindi sottoporsi automaticamente ad ulteriore stress e problematiche. Essere a disposizione 24/7 non è raccomandabile ma è opportuno, invece, saper gestire il proprio tempo in modo efficiente e non sprecare le proprie energie.

Una buona gestione del tempo, dei propri incarichi e delle responsabilità può garantire un equilibrio efficiente, specialmente nel lungo periodo. Aiutare non è sbagliato: aiuta a creare e mantenere lo spirito di squadra, velocizza le operazioni e crea sinergie che spesso. si rilevano molto proficue. L’aspetto importante è quello di avere sempre ben presente chi, quando e come: aiutare reattivamente può rendere esausti; dare proattivamente può essere energizzante.

C’è da notare, infine, che anche la tipologia di aiuto concesso o richiesto può incidere differentemente sul sovraccarico di lavoro e i rapporti interpersonali. Di fatto, non sempre aiutare significa non essere aiutati: quante volte acconsentendo di fare ad esempio del lavoro extra non apprendiamo qualche cosa di più sul nostro lavoro (o su noi stessi) o veniamo in contatto con persone che potrebbero dare una scossa alla nostra carriera?

In “Give and Take”, Grant evidenzia differenti modalità:

- Expert: condividono la loro conoscenza;

- Coach: condividono le loro capacità;

- Mentor : danno suggerimenti;

- Connector: creano collegamenti tra soggetti;

- Extra-mile: arrivano presto, vanno via tardi e son pronti ad aiutare;

- Helper: offrono supporto emotivo e concreto.

Ognuna di queste tipologie ha effetti diversi sul carico di lavoro che ci assumiamo, così come la nostra offerta o richiesta di supporto dipende molto dalla situazione e dalla nostra personalità. Non tutti possono rappresentare tutte queste categorie contemporaneamente: ogni individuo contribuirà in base alle proprie capacità.

Quello che è rilevante, però, è che ci sia gente disposta ad aiutare: un’azienda di lupi solitari in cui si pensa solo a sé stessi non ha futuro. Non si può raggiungere un bene comune agendo ognuno per sé stesso: come in ogni sistema o stato sociale c’è bisogno dell’interazione con gli altri e del supporto reciproco, di una comunicazione onesta e completa, di informazioni attendibili e condivise se si vuole raggiungere i propri obiettivi, o, anche solo semplicemente esistere.




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