L'inseguimento implacabile dell'eccellenza, portato all'estremo. Nessun compromesso,
nessuna accettazione di sé o delle proprie capacità, niente spazio per l'incertezza o per il processo di apprendimento... In questa società, se non sei perfetto di tuo, non troverai collocazione. L'ossessione per l'aspetto fisico e il canone di bellezza... certo, viviamo in un mondo dove l'apparenza regna sovrana... Ma c'è di più. L'ambizione di raggiungere la perfezione si insinua e influisce su svariati ambiti, dal lavoro alla tecnologia.
Sembrerebbe paradossale, poiché più progrediamo e ci sviluppiamo, più le relazioni si sgretolano, generando servizi superficiali e prodotti scadenti. Una contraddizione in termini. Tuttavia, nel campo tecnologico, precisione e perfezione sono i pilastri portanti.
La rivoluzione portata dall'adozione diffusa delle Intelligenze Artificiali (AI) ci spinge a perseguire l'eccellenza in tutto. Dall'inserimento di dati all'accuratezza delle informazioni, dalle richieste impeccabili alla qualità dei dati raccolti... Più siamo ineccepibili, migliori saranno le elaborazioni, i risultati, le opportunità che si apriranno...
Nel contesto dell'impiego, la crescente tendenza a demandare a software la selezione dei candidati, insieme alla raccolta e creazione di dati riguardanti il percorso formativo e professionale, ci spinge a magnificare e inseguire l'assoluta perfezione. Non importa se non stiamo cercando un esperto di chirurgia neonatale specializzato in patologie genetiche rare per un intervento senza precedenti ma un semplice addetto vendite. Ogni posizione lavorativa assume l'aspetto di una scalata dell'Everest, richiedendo di raggiungere la vetta in tempo record. Non c'è spazio per l'apprendimento, per i neofiti o per coloro che desiderano crescere e imparare. Le Intelligenze Artificiali utilizzate per la selezione del personale non riescono a cogliere queste sfumature. La lotta per la scelta dei candidati (e, quindi, anche per la ricerca di impiego) si fonda esclusivamente sulla selezione ottimale di parole chiave; trovare le esatte parole da collocare al posto giusto, talvolta persino mentire, pur di fornire l'elenco di termini e frasi che il software può elaborare. E vince sempre chi appare (o meglio, sembra essere) perfetto. Chi invece la perfezione non sa neanche dove sta di casa, non è degno di farne parte (anche se avrebbe ulteriori assi nella manica che in una visione olistica e consapevole della situazione porterebbero a molti più benefici).
Ed ecco quindi che anche qui la perfezione ci perseguita, ci condiziona, lasciando poco spazio all'errore. In una società sempre più imperfetta e in declino, con un sistema educativo traballante e un mercato del lavoro sempre più caotico e intransigente, ci troviamo senza via di mezzo. O riusciamo a raggiungere l’Olimpo o siamo sotto un ponte.
E intanto, si osservano aziende che cercano disperatamente candidati perfetti, ma che, in modo sorprendente, non li trovano; attese di figure impeccabili, mentre il lavoro si accumula e viene distribuito tra colleghi sempre più stressati dalle pressioni, dagli straordinari e dai compiti fuori dalla loro sfera di competenza.
Un po' come quando si entra in un negozio superfornito e si esce senza comprare nulla perchè quanto a nostra disposizione non ci basta: vogliamo sempre di più! (Paradosso dell'abbondanza - Barry Schwartz 2004).
Ma, intanto, si aspetta…
La perfezione di una società che perfetta non lo è affatto, nell'attesa che il corso degli eventi segua la via di Darwin.
NOTA: Questo concetto è collegato al concetto di "paradosso dell'abbondanza" che può anche portare a una sorta di insoddisfazione cronica. Quando siamo costantemente alla ricerca della "migliore" opzione tra molte, possiamo finire per non godere appieno di ciò che scegliamo e rimaniamo anche immobili perché siamo ossessionati dalla possibilità che ci sia sempre qualcosa di migliore là fuori.
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