StartUp! Oggi tutte le imprese di nuova costituzione sembrano essere tutte startup. Anche il parrucchiere che ha aperto sotto casa viene chiamato startup.
E’ molto fashion, molto trendy parlare di startup. Purtroppo nella maggior parte dei casi si usa questa terminologia in modo non corretto: una impresa di nuova costituzione non necessariamente è una startup. Tutt’al più può eventualmente essere definita “in fase di start up”, che in italiano si direbbe in fase di avvio, ma sicuramente, nonostante possa combaciare in alcuni aspetti, non è complessivamente
- un’impresa di nuova costituzione
- ad alta innovazione
- la cui crescita sia prevista in maniera esponenziale
- nell’arco di breve periodo
- che necessita di un forte investimento di capitale iniziale.
In poche parole è la terminologia corretta per riferirsi ad alcune aziende informatiche e tecnologiche (“società innovative, che presentano un business model scalabile e ripetibile“ - Steve Blank).
Andando oltre le definizioni giuridico-economiche giuste o sbagliate che siano, è corretto affermare che la tipologia di azienda start up è unica nel suo genere:
- è composta da giovani che si mettono in gioco in tutto e per tutto;
- spesso un team variegato ed internazionale;
- i cui componenti (soprattutto i fondatori) hanno conseguito un elevato grado d’istruzione;
- viene dato un ampio spazio alla creatività;
- è presente una forte prevalenza di sentimenti che coinvolgono tutti i membri del gruppo di lavoro (anche stress e foga ma soprattutto passione per il lavoro e curiosità verso il nuovo);
- è ben diffusa la tecnica “dell’arrangiarsi”;
- vi è una flat-gerarchy.
Eh si, una mano lava l’altra perché in una startup, come in moltissime altre cose all’inizio, niente è perfetto, neanche l’arredo! Non è insolito che le startup siano costituite in appartamenti sfitti o ancora vissuti ma divisi in più ambienti da separé o pareti di cartongesso improvvisate; che le scrivanie e le sedie appartengano a diversi periodi storici e che ci sia un lavello con piatti sporchi da lavare accanto ad una pila di libri e cavi elettrici che spuntano ovunque.
Il clima è spartano, casereccio e familiare…forse un po’ pazzo. Bottiglie di birra e confezioni di biscotti aperte sulla scrivania, tappeti di post-it e schemi grafici con pennarelloni rossi e blu per sottolineare le cose più importanti o urgenti emerse dagli innumerevoli brain storming e confronti. Musica nelle orecchie e la foto del nostro prossimo viaggio attaccata allo schermo del pc.
Non ci sono orari, non ci sono luoghi.
Spesso si lavora da casa (quando la nostra casa non è essa stessa la sede della startup) o in co-worker space, per favorire la creazioni di reti sociali reali e condividere conoscenze, esperienze e (soprattutto!) fallimenti.
Non c’è spazio per la stizza, la precisione (se non quello per migliorare il prodotto!), la perfezione assoluta. Non è un posto per schizzinosi, pretenziosi e sindacalizzati ma per gente appassionata, curiosa e responsabile, pronta ad affrontare nuove sfide (che sono tante, soprattutto in Italia!).
La startup è sostanzialmente una scommessa che si fa con la propria persona in primis, della cui riuscita si cerca di convincere anche il mercato. La startup è una sfida con sé stessi, con i propri limiti e le proprie capacità, quasi un piccolo test sulla nostra capacità di affrontare la vita. Un percorso di crescita, un tavolo di prova per gli uomini di successo di domani. Un sogno da rincorrere.
Comments