“Tu non sai con chi hai a che fare!”
E noi sappiamo chi siamo?
Al giorno d’oggi è molto importante avere una buona conoscenza critica di sé, soprattutto nel mondo del lavoro, per svariati motivi:
- sapere il proprio valore;
- per non venire sfruttati dalle persone che lavorano con noi;
- per non assumersi impegni che non si possono mantenere;
- per sapere come affrontare al meglio difficoltà, imprevisti e limitare i danni.
Essere consci del proprio valore ci permette di valutare se le occasioni che ci si presentano o gli obiettivi che ci prefissiamo siano degni delle nostre qualificazioni, se la remunerazione offerta è accettabile e, soprattutto, è utile per non farci sminuire e sopraffare da chi abbiamo accanto.
Non di rado capita, infatti, che alcune persone cerchino di riversare cattiverie e narcisismo su chi hanno accanto, al mero scopo di sentirsi meno nullità loro stessi e rassicurarsi sui propri traguardi personali. Tanti possono essere gli esempi: essere un collega che ha paura di perdere posto o autorità (soprattutto nel caso di neoassunti); clienti che cercano di ottenere un affare vantaggioso; il collega senior che non vuole ammettere di essere poco aggiornato...
Essere demandati a svolgere dei compiti che non sono di nostra competenza o non permetterci di occuparci di determinati progetti che sappiamo benissimo svolgere, può essere una forma in cui si manifesta il mobbing. Pertanto, se siamo sicuri che siamo perfettamente in grado di compiere una determinata attività, dobbiamo chiederci: perché non me lo lasciano fare? Perché non hanno chiesto a me? E magari ci accorgiamo che stiamo mandando solo dei segnali sbagliati ai nostri collaboratori.
Un'altro vantaggio del conoscere i propri limiti e le proprie capacità è quello di non assumersi degli incarichi a cui non siamo in grado di fare fronte e che possono, quindi, danneggiare noi stessi e la nostra immagine (e non solo l'azienda). Correre ai ripari non è sempre facile: bisogna saper ammettere anche quando si sbaglia e perché.
Avere una conoscenza critica di sé stessi ci permette nei casi ”d'emergenza” di saper gestire la situazione con più disinvoltura, andando magari a rispolverare doti e qualità che non utilizziamo tutti i giorni o, comunque, non in quel determinato campo. Ci aiuta a credere di più in noi stessi, ma anche provare a chiedere aiuto in modo mirato alle persone giuste, quelle che ci potrebbero aiutare laddove noi, da soli, con le nostre uniche capacità non riusciamo ad arrivare.
Non è importante che chi ci circonda sia perfettamente a conoscenza dei nostri limiti: dobbiamo esserlo noi, perché siamo noi quelli che devono poi vivere ed affrontare le situazioni.
Fare autocritica non è per niente facile: vuol dire anche vergognarsi un po’ di sé stessi e ammettere le proprie debolezze. Ma significa anche “vedere” in mondo che ci circonda per quello che è, non per quello che gli altri ce lo vogliono far apparire.
Abituandoci a fare autocritica, meccanicamente saremo portati ad analizzare anche l’ambiente che ci circonda, le situazioni che viviamo e vediamo, le persone attorno a noi... vedendole con più oggettività.
E questo credo non faccia mai male nella vita, non solo nel lavoro.
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